Brasile, opportunità per le Pmi italiane: ecco le dieci regole del successo

Duecentootto milioni di persone la cui metà si colloca nella cosiddetta classe media con accesso a buoni livelli di benessere e consumo, un Pil stimato in € 1.865 miliardi, il 12% delle risorse mondiali di acqua fresca, bandi di gara per € 36 miliardi nel settore energia, fino al 2023 investimenti minimi all’anno da € 70 mld per dotare il Paese di infrastrutture e un notevole fabbisogno tecnologico (fonte: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale): questo il quadro in sintesi delle opportunità in Brasile, alla luce anche del pacchetto di riforme amministrative e fiscali che verrà presentato a marzo 2020 e che avrà un forte impatto sulle aziende presenti sul territorio o che lì vogliono andare.
Sono 1.200 le imprese italiane presenti con più di 200.000 dipendenti. Il Bel Paese è il quinto “fornitore” e il nono “cliente” del Brasile. I prodotti più esportati sono quelli ad alto contenuto tecnologico, in particolare automotive, macchinari e attrezzature, meccanica di trasmissione, apparecchiature d’imballaggio e medicinali.

“Il Brasile occupa l’8° posto tra le principali economie mondiali, presenta un sistema bancario con buoni fondamentali e una limitata esposizione alla finanza internazionale e un sistema economico con un forte focus verso le privatizzazioni – spiega Giacomo Guarnera, Founder di Guarnera Advogados (che con Gsa Advice, altra società del gruppo, in 30 anni di attività ha accompagnato più di 300 iniziative imprenditoriali italiane in Brasile) –. I principali filoni trainanti sono l’automotive, le infrastrutture e l’energia. Oltre alla presenza storica di FCA e TIM per l’Italia sul mercato automotive e delle telecomunicazioni, i più importanti operatori da tutto il mondo, per l’Italia Enel e Terna, hanno deciso di investire nel sistema elettrico brasiliano con un grande fabbisogno di subcontractor qualificati. Stessa opportunità anche nelle privatizzazioni di grandi opere, come autostrade, aeroporti e ferrovie dove vi sono possibilità di subappalto. Nonostante l’elenco dei buoni motivi per investire in Brasile, non bisogna però sottovalutare alcune criticità tra cui le barriere doganali e normative; la fiscalità particolarmente complessa, con aliquote diverse da Stato a Stato per la stessa imposta e aspetti fiscali in continuo cambiamento; la forte burocrazia e l’alto costo del denaro, oltre al deficit infrastrutturale che pur essendo un’opportunità ha inevitabili conseguenze sulla logistica”.

Dal punto di vista della fiscalità internazionale, il Brasile ha siglato accordi per evitare la doppia imposizione con diversi paesi, tra cui l’Italia; gli accordi prevedono possibilità di accredito/compensazione dell’imposta pagata a uno Stato e le relative percentuali da considerare; l’accordo tra Brasile e Italia (datato 08.05.81) prevede, all’art. 23, comma 3, l’esenzione, da parte del governo italiano, dell’imposta sul reddito incidente sui dividendi provenienti da una società brasiliana e ricevuti da una società italiana, purché quest’ultima detenga almeno il 25% del capitale della società brasiliana.
“Le chances che il Brasile diventi un nuovo Eldorado sono sicuramente elevate, se si approccia il Paese non solo con prodotti di alta qualità e con esperienza internazionale, ma anche con il massimo rispetto e con aspettative di competitività e complessità estrema. – aggiunge l’avvocato Giacomo Guarnera – Una società italiana che voglia accedere ad appalti in Brasile, si deve adeguatamente strutturare, al fine di potersi presentare con le proprie ‘certificazioni tecniche’ necessarie, dal momento che questi requisiti non vengono trasferiti automaticamente quando si apre una società nel Paese brasiliano. Ad esempio, un’impresa di costruzioni italiana che partecipa a un subappalto in Brasile, rivolto a imprese che abbiano già realizzato almeno 200km di autostrade in un unico contratto, può trasferire tale certificazione dall’Italia, aprendo una filiale. Noi, come studio, abbiamo predisposto dei veicoli già pronti, società già dotate di codice fiscale, sede e conto corrente bancario che permettono di accelerare i tempi. Tenendo conto che per essere operativi con una società nuova occorrono circa 3/5 mesi e con una società pronta occorre circa 1 mese.”

10 “regole d’oro” da seguire in Brasile
Un’impresa italiana che punti ad avere successo sul mercato brasiliano, dovrebbe rispettare 10 regole d’oro, in particolare:

1. Comprendere al meglio il continente Brasile e la cultura brasiliana
2. Non sottovalutare la competitività brasiliana
3. Attenzione alle regole: conoscere le barriere d’entrata
4. Eseguire un’ottima analisi di mercato e valutare attentamente l’eventuale partner locale
5. Definire un Business Plan realistico con i piedi per terra e che contenga le peculiarità tributarie brasiliane
6. Capire l’importanza della logistica
7. Preparare, con l’aiuto di un consulente locale, il Tax Engineering per il progetto Brasile (27 normative statali per l’imposta sulle vendite)
8. Preparare un piano B e C per la parte finanziaria e di cash flow
9. Comprendere le norme specifiche in materia societaria, valutaria e fiscale per gli operatori stranieri in Brasile
10.Preparare un modello di Governance e Controllo di Gestione nella società locale

Fonte: https://www.ildenaro.it/brasile-opportunita-per-le-pmi-italiane-ecco-le-dieci-regole-del-successo/

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